Archive for the ‘Politica’ Category

Servizi pubblici ko, ceto medio ko. I primi frutti (bacati) del federalismo Made in Italy

Si dirà: ma queste sono piccole cose e la politica è fatta di ben altre questioni. Sì, ma la politica non deve (anche) interessarsi della concreta vita quotidiana dei cittadini? C’è una indagine del Sole 24 Ore che affronta lo stato di certi servizi pubblici, in particolare quello degli asili nido.

Che c’entra? Chiedetelo alle famiglie che non possono “parcheggiare” il pargoletto nel “nido” pubblico perché il loro comune ne è sprovvisto o perché costa troppo. La conseguenza è difficoltà nel tenersi il lavoro, difficoltà nel bilancio familiare, ancor di più, timore di mettere su famiglia.

In ogni città, oggi, la domanda di posti è superiore alla disponibilità. Quindi, o ci si arrangia o le donne sono costrette a lasciare il lavoro. Solo chi può si affida a strutture private. I Comuni sono costretti a fare selezioni dando priorità a chi sta peggio. Chi ci rimette è il ceto medio, già duramente colpito dalla crisi economica e fortemente tartassato su tutti i fronti.

Chi non è “troppo povero” è colpito due volte: non trova posto al “nido” per il proprio figlio e paga le tasse dello stato e le tasse occulte dei comuni: paga per tutti, anche per chi non scuce un euro perché non gliela fa.

E’ uno dei tanti paradossi che portano alla lotta fra “poveri”, alimentando le disparità, le insoddisfazioni e l’allontanamento dei cittadini dalla politica e dalle istituzioni. La scure sui servizi colpisce duro: il governo se ne lava le mani, scaricando sui comuni il lavoro “sporco”. Se questo è il primo passo del federalismo, chi salverà gli italiani?

Servizi pubblici ko, ceto medio ko. I primi frutti (bacati) del federalismo Made in Italy é stato pubblicato su polisblog alle 09:42 di sabato 16 aprile 2011.



Esteri, Francesca Borri a Polisblog: "Vittorio Arrigoni è stato colpito perchè era libero"

Vittorio non è stato colpito perché occidentale, ma perché libero. E questo, in guerra, ti rende pericoloso per chiunque.”

E’ l’opinione di Francesca Borri, giornalista freelance e profonda conoscitrice della realtà dei Territori palestinesi, che abbiamo già avuto modo di intervistare su queste pagine. Dopo tre anni trascorsi a Ramallah, in cui ha avuto modo di lavorare a fianco di Mustafa Barghouthi, oggi vive tra Damasco e Beirut pubblicando i suoi articoli su Peacereporter.

Francesca, tu sei vicina a Mustafa Barghouthi e Marwan Barghouti. Avete tentato una trattativa, per liberare Vittorio Arrigoni?

Non credo, onestamente, possa davvero definirsi una trattativa. E non è stata solo questione di tempo. La Cisgiordania e la Striscia di Gaza non sono mai state così estranee e impermeabili l’una all’altra come nelle ultime ore. Esercitare pressione, convincere, costringere è possibile solo se ci si percepisce parte non dico di una strategia unitaria, ma almeno di una battaglia comune: senza una minima interdipendenza, una trattativa non può neppure cominciare – è come discutere, non so, con dei sequestratori in Darfur: perché mai dovrebbero ascoltarci?

Ammesso questo, però, la sorta di rassegnazione con cui mi sono scontrata mi ha profondamente ferito. Probabilmente qualcuno ha preferito non avventurarsi nella palude di Gaza. Ma l’unità della Palestina non basta rivendicarla: bisogna attuarla. Nessuno meglio dei palestinesi sa che a volte agire, anche se politicamente inutile, è moralmente necessario.

Ci sono informazioni certe sull’identità dei responsabili?

Potrebbe essere uno dei gruppi salafiti di cui l’International Crisis Group, solo un paio di settimane fa, denunciava la forza crescente. I salafiti sostengono un’interpretazione letterale dell’Islam, e accusano Hamas di non applicare il Corano con sufficiente rigore: soprattutto, di battersi per uno stato palestinese, invece che l’unità musulmana – di essere un movimento ormai laico e nazionalista.

Ma onestamente, potrebbe essere anche qualcuno in cerca di pretesti per serrare il controllo sul territorio. Perché la forza crescente, a Gaza, non è affatto la forza dell’Islam, salafita o meno, ma quella dei giovani che avrebbero voluto un’altra Tunisia, un altro Egitto. E si sono ritrovati manganellati da Hamas.

Secondo te perché è stato ucciso un attivista come Vittorio Arrigoni, amatissimo dalla popolazione?

Vittorio non è stato colpito perché occidentale, ma perché libero. E questo, in guerra, ti fa pericoloso per chiunque. Juliano Mer Khamis (l’attore arabo-israeliano che gestiva il “Freedom Theatre” in Cisgiordiania, ndr) si definiva ebreo e palestinese: è stato ucciso non perché ebreo, ma perché palestinese. Perché icona non tanto della convivenza, quanto di una società aperta e critica, capace di ripensarsi e rinnovarsi. Una società senza padroni.

Il comunicato di Hamas, ieri, invitava a fondarsi solo sulle notizie fornite dal ministero degli Interni. Vittorio viveva a Gaza proprio perché potessimo non fondarci sulle notizie fornite dagli addetti stampa di chi comanda.

Che conseguenze avrà, secondo te, questo assassinio?

Torna l’immagine dei palestinesi come macellai pronti a strangolare anche i loro sostenitori. E per l’ennesima volta, l’attenzione viene deviata sulla sicurezza: tra l’altro, sulla dimensione militare, invece che economica e sociale, della sicurezza – su eserciti e polizia, invece che la libertà il lavoro, la giustizia.

Con l’operazione Piombo Fuso e il rapporto Goldstone, avevamo richiamato l’opinione pubblica internazionale al tema vero: l’embargo e l’occupazione. Ma invece che della dichiarazione di indipendenza prevista in autunno, si discute ora di nuovo di Islam e scontro di civiltà.

Secondo te è possibile che dietro l’omicidio di Vittorio Arrigoni ci sia una regia esterna, come qualcuno ha ipotizzato?

Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che potrebbe esserci una regia esterna, magari per intimidire la prossima Freedom Flotilla, in partenza alla fine di maggio, e, più in generale, tutti gli internazionali presenti nei Territori… Girano le solite voci di agenti israeliani. Il popolo palestinese, si dice, non avrebbe interesse a compiere crimini del genere, così autolesionisti.

Onestamente, il popolo palestinese non avrebbe interesse neppure a lanciare razzi, e invece sono anni che ancora si ostina con questi razzi di cartapesta che semplificano il lavoro degli israeliani. Credo sia il momento di riconoscere che non tutto, in Palestina, arriva dall’occupazione e dalla trappola di Oslo.

Chi finisce per essere più palestinese dei palestinesi, come Vittorio, come Juliano, sa che la società perfetta non esiste. Che i confini tra tra noi e loro, tra gli oppressi e gli oppressori, non coincidono con le frontiere degli stati o con le linee verdi. Restiamo liberi.

Esteri, Francesca Borri a Polisblog: “Vittorio Arrigoni è stato colpito perchè era libero” é stato pubblicato su polisblog alle 14:30 di sabato 16 aprile 2011.



Regione Lazio "vergogna": un mese di vacanze extra per la campagna elettorale!

Chi l’ha detto che in periodo di crisi, tutti tirano la cinta e tutti si mettono alla stanga per fare andare avanti la baracca? L’Italia è il paese del predicare bene e razzolare male, dei furbetti e dei furboni, dei bamboccioni (veri) e dei fannulloni (veri).

Alla Regione Lazio la “sgovernatrice” Polverini, ex sindacalista (dagli iscritti gonfiati) di destra ha dato il “sciogliete le righe”, concedendo a tutti i consiglieri regionali un mese di vacanza extra per dedicarsi alla campagna elettorale e fare da testimonial ad amici e compagni in lista. Come fossero funzionari di partito e non esponenti delle istituzioni eletti e super pagati. Per fare cosa?

Ecco, grazie ai radicali, come lavorano alla Regione Lazio. In un anno il consiglio regionale – 70 consiglieri e 450 dipendenti – è costato alle casse del Lazio circa 103 milioni. Ma in 12 mesi si è riunito solo 23 volte e ha prodotto appena 11 leggi, di cui 6 di bilancio, e dunque inderogabili. Nelle ben 16 commissioni ne sono state licenziate appena 3 di più, ancora in attesa dell’esame dell’aula. La prima approvata in commissione sanità in un anno di lavoro è fresca di voto.

“Licenziata giovedì in grande fretta – come scrive oggi su l’Unità Mariagrazia Gerina – per consentire alle cliniche private inadempienti di presentare l’autocertificazione necessaria per ottenere l’accreditamento”. Una sanatoria, che contiene anche una misura ad hoc sui posti letto, denuncia il consigliere radicale Rocco Berardo: per gli ospedali pubblici il conteggio viene fatto per macro-aeree, per i privati che hanno più cliniche sparse per il Lazio si fanno a livello regionale.

“Una deriva più penale che legale”, tuona Marco Pannella. Non è tutto: quasi la metà dei consiglieri regionali (33 su 70) non ha ancora avuto tempo di trasmettere al presidente del consiglio Mario Abruzzese la dichiarazione dei redditi, quella relativa al patrimonio e alle spese elettorali. Un elenco trasversale che va dal leader della Destra Francesco Storace alla moglie del sindaco di Roma Isabella Rauti, dai consiglieri della Lista Polverini al capogruppo dell’Idv Vincenzo Maruccio a diversi consiglieri del Pd. Malapolitica. Malapianta. Frutti marci.

Regione Lazio “vergogna”: un mese di vacanze extra per la campagna elettorale! é stato pubblicato su polisblog alle 14:45 di sabato 16 aprile 2011.



Berlusconi, una "furia"! Bersani & C. puntano tutto su Milano (sulle urne, non sulle procure …)

Pierluigi Bersani cerca di rispondere come può alle nuove pesantissime bordate di Silvio Berlusconi su scuola pubblica e sulle toghe. Il segretario del Pd le definisce: “l’ennesimo stupidario quotidiano del presidente del consiglio”. Ma, nel suo discorso di chiusura del convegno del suo partito sui “150” va oltre.

“Nell’ultimo decennio ci siamo bevuti il modello populistico. Sconfiggere il populismo, soprattutto quello di governo, è esigenza nazionale ma non si chiude come una parentesi, bisogna lavorarci molto”. Bersani ha (finalmente?) capito che Berlusconi non si abbatte con spallate extrapolitiche: “non è detto che liberarsi di una persona significhi liberarsi del problema. C’è una battaglia più di fondo”.

E qui il segretario ha citato Antonio Gramsci, quando riconobbe una responsabilità delle forze democratiche nel consolidamento del fascismo. “Noi non saremo una parte della crisi, saremo protagonisti della soluzione”, ha assicurato. “. Serve modificare “l’istituto parlamentare delle decisioni, la legge elettorale e l’assetto dei partiti. Perchè capi e capetti ne abbiamo avuto a bizzeffe, ma non abbiamo avuto maggioranze che tenessero”.

Su questo punto Bersani ha insistito. “Voglio una legge sui partiti che devono avere meccanismi di partecipazione e di trasparenza, e un finanziamento che non può discostarsi dalla media europea”.

Tutto ok. Ma dal dire al fare c’è di mezzo il mare. C’è una occasione da non mancare: le elezioni amministrative del 15 maggio. Solo dalle urne può arrivare la spallata che invece mai arriverà da alleati, complotti interni o disgrazie giudiziarie. Ed è evidente che è Milano, la città da dove può venir giù l’intera impalcatura dell’attuale maggioranza di centrodestra. E’ all’ombra della Madonnina che Bersani deve giocare gran parte delle sue carte. E sarà lì che anche il Terzo polo dovrà gettare la maschera in un eventuale e decisivo ballottaggio.

Berlusconi, una “furia”! Bersani & C. puntano tutto su Milano (sulle urne, non sulle procure …) é stato pubblicato su polisblog alle 09:22 di domenica 17 aprile 2011.



Berlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l’ennesimo imbarazzante show

Berlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante show

Sono appena tornato dal Teatro Nuovo di Milano dove Silvio Berlusconi ha tenuto un comizio di circa un’ora e mezza per Letizia Moratti, candidato sindaco del PdL nel capoluogo lombardo. Che dire? Il solito, imbarazzante show. Le home page dei maggiori quotidiani al momento rilanciano le agenzie, che sono molto simili a quelle di ieri, quando Berlusconi si era presentato alla convention “Pdl al servizio degli italiani”.

Punti salienti? I soliti: niente di nuovo sotto il sole. Attacchi ai giudici, attacchi alla scuola pubblica, attacchi a Fini, bizzarre excusatio non petite sui Responsabili e sul perché abbiano deciso di aderire al suo “progetto” politico e salvarlo il 14 dicembre scorso, qualche stoccata per l’ex alleato e cofondatore PdL Gianfranco Fini, qualche battuta, qualche lapsus.

Sottolineato da più parti quello sui giudici pagati, e non era la primissima volta che lo faceva: un’altra volta aveva detto di aver speso 200 milioni di euro per i giudici

«E poi sono diventato peggio di Al Capone». Ha parlato delle oltre 2.100 udienze che lo hanno riguardato «a cui qualche volta – ha spiegato – ho partecipato. E dove c’erano sempre i miei giudici pagati ovviamente da me». Percepito il lieve imbarazzo del pubblico si è corretto dicendo «i miei avvocati. Adesso diranno – ha aggiunto – che c’è stato un lapsus freudiano di Berlusconi»

Al di là di questo vediamo che cos’altro ha raccontato Silvio Berlusconi stamattina al Teatro Nuovo.

Berlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante show

Arrivo in piazza San Babila quando manca un quarto d’ora alle 11, orario in cui è previsto l’inizio di questo singolare matinée. Ritiro l’accredito, che conserverò insieme agli altri delle curiose “manifestazioni” PdL e simili che amo frequentare – per farmi del male – insieme a quello della Festa al Palalido, per esempio.

Ritiro l’accredito ed esco. Mi guardo in giro e vedo qualche ragazzino che sarà stato pagato per fare l’uomo sandwich, e si vede chiaramente, è lì infastidito, coperto da finti Rayban Wayfarer, a tenere addosso la faccia di qualcuno che manco sa chi è. Ci sono i soliti supporter, le solite facce da manifestazione PdL davanti al tribunale.

Rientro. I circa 1100 posti del Teatro Nuovo sono gremiti. Da chi sono gremiti? Da una folla composta principalmente di pensionati. La forbice di età, o almeno questa è stata la mia impressione, andava dai pensionati ai ragazzi intorno ai vent’anni con un enorme buco in mezzo. C’erano tanti vecchi e un po’ di ragazzi, ma soprattutto pensionati. I ragazzi, soprattutto le ragazze, erano cheerleader di candidati locali brandizzati ovunque.

È una folla che ha un bisogno visivo, una dipendenza ottica da Silvio Berlusconi: non saranno pochi i litigi con altri ragazzi delle agenzie perché, mentre facevano il loro lavoro, stavano in piedi ostacolando la visione al pubblico. Anche lì, nulla di strano, capita a volte in occasioni simili: ma questa volta mi è sembrato tutto più pronunciato, tutto un po’ più estremizzato.

In platea, inavvicinabili sotto il palco, ci sono Ignazio La Russa, Gabriele Albertini, Mariastella Gelmini, pezzi importanti del PdL nazionale, non solo lombardo. Per primo parla Mario Mantovani, coordinatore lombardo PdL, poi ci saranno un paio di comprimari, poi Letizia Moratti. Poi, arriverà lui.

Accolto ovviamente da una standing ovation di questo canuto popolo PdL, con cui scherzerà proprio sulla vecchiaia, sull’età che avanza – Berlusconi ha 75 anni – spiega che «Il berlusconismo non è al tramonto, a Milano supereremo i 53 mila voti delle ultime elezioni» e sarà da vedere come, visto che gli ultimi sondaggi danno lo sfidante Giuliano Pisapia molto ben messo nella corsa a Palazzo Marino.

Berlusconi poi attacca i giudici e Fini, riuscendo a unire le due cose insieme, un doppio colpo che altre volte aveva mostrato in passato

Lo aveva già detto in passato, lo ha ripetuto anche oggi: se fino ad ora non è stato possibile riformare è a causa di quello che ha chiamato «patto sceleris» fra Gianfranco Fini e la magistratura. «Voi mi proteggete, perseguite Berlusconi – ha spiegato il premier – è finche sarò presidente della Camera non passerà nessuna riforma che non mi piace». «Le accuse su cui si basano i miei processi e sostenute dalla cellula rossa dei pm sono assolutamente infondate – prosegue – l’ho giurato sulla testa dei miei cinque figli e dei miei amatissimi nipoti».

In tanti nella folla – con anche qualche vecchio socialista milanese, fate caso alle bandiere, non erano pochi gli ex del garofano, potentissimo e decadutissimo nella ormai prosciugata Milano da Bere – urlano a Berlusconi, sono frasi sconnesse, incitamenti che lui giustamente ignora. “Vai Silvio” oppure “Salvaci Silvio”, ma è pur sempre ego massage, in quei casi tutto si tiene. Lui, ne ha un gran bisogno sempre.

Tutto quanto arringa, la folla applaude. I giudici sono cattivi? La folla applaude. La scuola privata deve essere privilegiata di fronte a quella pubblica? La folla applaude. Tocca il tasto Gianfranco Fini? Tutti mormorano, “Traditore” oppure “Bastardo”. La vulgata per il Popolo della Libertà quella è, e non si può immaginare che in queste rare occasioni in cui gli apparati dovrebbero incontrarsi con chi li ha votati accada qualcosa di diverso.

Berlusconi poi spiega

«La sinistra ha tentato, tenta e tenterà una nuova eversione cercando di dare una spallata al governo eletto dagli italiani come hanno tentato di fare con la diaspore di Fini cercando di farci perdere la maggioranza contro il voto degli italiani. Ci hanno provato il 14 dicembre, gli è andata male, ma per fortuna alcuni deputati che venivano dalla società civili dopo aver conosciuto i sistemi comunisti hanno deciso di dare alla terza gamba della maggioranza dandoci una nuova maggioranza più esile nei numeri ma più coesa». Poi ha attaccato un nemico storico: «Ho evitato che il signor De Benedetti, tessera numero uno del Pd, mettesse le mani sulla Mondadori». Dopo ha usato l’ironia per ripetere che serve la riforma costituzionale perché adesso il potere è diviso fra Camere, Consulta e Presidente della Repubblica. «Quando dicono che sono l’uomo più potente d’Italia – ha spiegato il presidente del Consiglio – dicono una bugia, a meno che non si riferiscono ad altre potenze… tutto ciò che vi passa per la mente corrisponde al vero»

E riesce a ribaltare in una chiave erotico – soft, facendo una battuta, qualcosa che sta ridicolizzando l’Italia davanti al mondo. Ma non è Pippo Franco, con tutto il rispetto, ma è il Presidente del Consiglio. Avete presente le interviste in cui chiedono a Frattini come si trovi ad essere il Ministro degli Esteri di un paese governato da un buffone? Ecco, quella è la cornice giusta: quella del cazzeggio con la platea non è la cornice giusta per capire come stiano le cose.

Un intervento logorroico, un intervento fiume durato parecchio quello di Silvio Berlusconi. Fino all’uscita, alle contestazioni finali

Contestazioni da un lato, acclamazioni dall’altro. L’uscita del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dal Teatro Nuovo di Milano è stata accompagnata e accolta da urla e slogan di colore opposto. Contrapposizioni tra sostenitori e detrattori del premier. Cartelli con scritto “Libero fischio in libero Stato”, “Tutti a casa” sono stati sottolineati dall’evocazione di “Libertà” e dal grido “vergogna”, mentre altri acclamavano “Silvio, Silvio”.

Berlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante showBerlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l'ennesimo imbarazzante show

Berlusconi al Teatro Nuovo per Letizia Moratti: l’ennesimo imbarazzante show é stato pubblicato su polisblog alle 15:27 di domenica 17 aprile 2011.



Sciopero generale 6 maggio 2011: in piazza per lavoro, sviluppo, precariato

sciopero generale 6 maggio

Per il 6 maggio la CGIL ha indetto uno sciopero generale: ieri Susanna Camusso ha spiegato che

“non deve essere solo della CGIL, ma di tutti i lavoratori (…) per fare uno sciopero di tutti i lavoratori e non solo dei militanti della CGIL. Non vogliamo uno sciopero identitario, ma uno Sciopero Generale di tutto il Paese per avere una politica diversa”

Perché ci si ferma?

Per il lavoro e lo sviluppo, per riconquistare un modello contrattuale unitario e battere la pratica degli accordi separati, per definire le regole della democrazia e della rappresentanza, riassorbire la disoccupazione, contrastare il precariato, estendere le protezioni sociali e ridare fiducia ai giovani

Ci saranno cortei in tutta Italia: qui trovate quelli della Lombardia, qui invece l’elenco delle regioni e delle province italiane in cui si terrà lo sciopero, il tutto sempre sulle pagine del sito CGIL.

Sciopero generale 6 maggio 2011: in piazza per lavoro, sviluppo, precariato é stato pubblicato su polisblog alle 11:48 di venerdì 15 aprile 2011.



Polisblog oggi su RAI 2 a "L’ultima parola"

l'ultima parola backstage massimoNel pomeriggio di oggi Polisblog torna ad essere protagonista nel backstage de L’Ultima Parola, il programma di approfondimento politico di Gianluigi Paragone in onda ogni venerdì alle ore 23,30 su Raidue.

Il backstage, condotto da Giulia Cazzaniga, va in onda sul web dalle ore 16,00 alle 17 e viene trasmesso qui. Nei giorni successivi troverete poi l’anticipo di serata sul canale YouTube del programma. Il titolo della puntata odierna sarà “Berlusconi: lascia o raddoppia?”.

A rappresentare PolisBlog oggi saranno Massimo Falcioni e Luca Landoni. Sarà possibile interagire tramite la pagina Facebook dell’Ultima parola, twitter o la chat direttamente dal sito. Seguiteci numerosi.

Polisblog oggi su RAI 2 a “L’ultima parola” é stato pubblicato su polisblog alle 12:08 di venerdì 15 aprile 2011.



Veritometro: Marine Le Pen, Schengen e i tunisini

“A causa delle regole di Schengen, questi clandestini possono andare in Francia o in Germania attraverso la concessione di un permesso temporaneo”


Marine Le Pen, 13 aprile 2011

Scopri perchè dopo il salto

Anche Marine Le Pen, come il Roberto Maroni del veritometro di polisblog di ieri, sembra credere che la convenzione di Schengen permetta automaticamente la libera circolazione dei ventimila tunisini a cui l’Italia ha concesso un permesso di soggiorno temporaneo. La leader del Front National, candidata in pole position per le elezioni presidenziali francesi, ha dichiarato infatti:

“Berlusconi di fronte all’inerzia dell’Europa approfitta delle regole europee per alleggerire il fardello. Del resto sono perfettamente d’accordo con Berlusconi quando dice che gran parte di questi clandestini non vogliono restare in Italia ma andare in Francia o in Germania. Paradossalmente a causa delle regole di Schengen, essi possono farlo attraverso la concessione di un permesso di soggiorno temporaneo

Peccato che, in entrambi i casi, si tratti di una falsità. Come ho dimostrato ieri su queste pagine, citando gli articoli della Convenzione di Schengen, il possesso di documenti (quale ad esempio il permesso di soggiorno temporaneo italiano) costituisce una condizione necessaria ma non sufficiente per il soggiorno in un altro paese europeo.

Perchè dunque sia Maroni che la Le Pen, su fronti contrapposti, sostengono il contrario? Semplice: entrambi hanno interesse a far ricadere sull’Europa le colpe di un’eventuale aumento del numero di stranieri nel loro paese.

La Lega Nord propugna la tesi di un’Italia onesta e fin troppo generosa, vittima della “slealtà” degli altri paesi europei (che si rifiuterebbero di rispettare le convenzioni che hanno sottoscritto). La Le Pen, in piena campagna elettorale, ha tutto l’interesse a diffondere l’immagine di una Francia prossima ad un’”invasione” di clandestini, la cui responsabilità ricadrebbe per intero sulle regole europee.

Insomma, in entrambi i casi la vittima designata è chiara: l’Unione Europea. D’altronde, tutti e due i leader populisti/nazionalisti hanno esplicitamente fatto riferimento ad una imminente “morte dell’Europa”. Se infatti Maroni ha dichiarato:

“L’unico modo per bloccare i clandestini sarebbe sospendere Schengen. Mi auguro che non si arrivi a questo. Quella sarebbe la fine dell’Europa

Da parte sua la Le Pen ha rilanciato:

“Se Maroni vuole ricevermi nei prossimi mesi sarebbe molto interessante parlare di questa cosa. Serve una riflessione seria sulla fine dell’Ue. L’Unione europea brilla della luce di una stella morta

Non si può certo dire che Maroni e la Le Pen nascondano i loro veri obiettivi.

Veritometro: Marine Le Pen, Schengen e i tunisini é stato pubblicato su polisblog alle 14:00 di venerdì 15 aprile 2011.



Giovani, presto deputati a 18 anni e senatori a 25 anni!

Se ne sentiva il bisogno? Forse sì, forse no. Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al disegno di legge costituzionale proposto dal ministro della gioventù, Giorgia Meloni per abbassare a 18 anni l’età minima per essere eletti a Montecitorio (oggi di 25 anni) e a 25 quella per diventare senatori (oggi di 40).

«Vogliamo adeguarci a tutte le grandi nazioni europee – ha detto la Meloni -come la Germania, la Gran Bretagna, la Spagna, che richiedono i 18 anni per l’ingresso in Parlamento». «Solamente la Francia prevede 23 anni, ma sta lavorando perchè si arrivi a 18 anni», ha aggiunto il ministro in conferenza stampa a palazzo Chigi. «Noi vorremmo dare un segnale di attenzione nei confronti dei giovani», ha sottolineato Meloni. Il disegno di legge Costituzionale sull’elettorato giovanile «consta di tre articoli e affronta tre questioni: inserisce nella Costituzione una specifica previsione per valorizzare la partecipazione dei giovani nella vita sociale, politica, economica e culturale della Nazione e di valorizzazione del merito fra i giovani».

La nostra Carta, ha aggiunto il ministro della Gioventù, parla dei giovani all’articolo 31, «ma ne parla dicendo che la Repubblica protegge l’infanzia e la gioventù». Un passaggio, ha sottolineato nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi al termine dei lavori del Cdm, che dunque riguarda soprattutto l’adolescenza. «Quello che noi vogliamo provare a fare è un passaggio ulteriore, aggiungendo un articolo 31 bis che dice espressamente che la Repubblica valorizza secondo i criteri e le modalità previste dalla legge il merito e la partecipazione attiva dei giovani alla vita sociale, politica, culturale ed economica della Nazione».

Gli altri due articoli riguardano il tema «dell’elettorato attivo e passivo di Camera e Senato». In concreto «in Italia chi ha meno di 40anni non ha diritto di piena cittadinanza e questo indebolisce il peso specifico dei giovani: quello che vogliamo fare è introdurre piena corrispondenza fra elettorato attivo e passivo rimuovendo una barriera». Meloni, ricordando alcuni disegni di legge «bipartisan» in questo campo e sottolineando che la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro si è detta pronta a votare il testo, ha infine auspicato che sul tema vi sia il sostegno delle opposizioni.

Speriamo bene. Intanto il premeir, preoccupato per una probabile vittoria “zoppa” alle prossime elezioni (centrodestra vincente alla Camera ma sconfitto al Senato)pensa a un Porcellum più porcellum ancora.

Giovani, presto deputati a 18 anni e senatori a 25 anni! é stato pubblicato su polisblog alle 17:27 di venerdì 15 aprile 2011.



Il più infimo grado di abiezione per un pubblico ufficiale: le motivazioni della sentenza sui pestaggi al G8 di Genova


Il 5 marzo 2010 la Corte di Appello di Genova ha confermato le condanne di primo grado per 4 degli imputati per i pestaggi avvenuti nella caserma di Bolzaneto, durante il G8 di Genova del 2001, ai danni di persone arrestate per lo più senza motivo e poi scagionate. Per altri 28 imputati è stato dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione: quindi non innocenti ma prescritti. Ora possiamo leggere anche le motivazioni delle condanne inflitte ai funzionari di polizia che si accanirono contro i cittadini italiani che erano sotto la loro custodia divertendosi a minacciarli con cori fascisti e richiami al nazismo.

Richiamarsi platealmente al nazismo e al fascismo, al programma sterminatore degli ebrei, alla sopraffazione dell’individuo e alla sua umiliazione, proprio mentre vengono commessi i reati contestati o nei momenti che li precedono e li seguono, esprime il massimo del disonore di cui può macchiarsi la condotta del pubblico ufficiale. Questo richiamo ai principi posti a fondamento dei regimi sterminatori razzisti non è solo condotta antitetica ai principi e ai valori costituzionali che sono stati elaborati e codificati proprio per erigere un baluardo giuridico contro i principi e i valori espressi da regimi abietti ma costituisce il più infimo grado di abiezione di cui può macchiarsi la condotta del pubblico ufficiale della Repubblica italiana che ha prestato giuramento di fedeltà alla sua Costituzione.

Giova ricordare che questi agenti e questi funzionari sono stati promossi e sono comunque tutti rimasti in servizio, senza alcuna sanzione per quanto avvenuto: evidentemente non hanno fatto altro che applicare le direttive politiche impartite…

Foto | Flickr

Il più infimo grado di abiezione per un pubblico ufficiale: le motivazioni della sentenza sui pestaggi al G8 di Genova é stato pubblicato su polisblog alle 05:10 di sabato 16 aprile 2011.



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