Archive for the ‘Arte’ Category

America, fermato per i suoi mosaici Space Invader

America, fermato per i suoi mosaici Space Invader

Nonostante la grande mostra sulla street art in corso al Moca, la polizia di Los Angeles non ha ancora sviluppato l’abilità di distinguere chiaramente un graffitaro da uno street artist. Lo scorso venerdì 17 aprile, due uomini francesi sono stati arrestati per vandalismo nella zona circostante la Geffen Contemporary, la sede del museo.

Si trattava di Space Invader e del suo aiutante, che stavano applicando le sue composizioni di tessere di mosaico in alto negli angoli delle strade. Il Los Angeles Police Department li ha beccati nei pressi del Perez, un edificio storico a Little Tokyo, in flagranza di reato, con secchi di malta e pezzettini di mosaico. Nonostante Space Invader abbia una sua installazione ad Art in The Streets fino all’8 agosto, i suoi mosaici non sembrano graditi (o forse dovrebbe chiedere il permesso per ogni 40×40 cm che occupa?)… se si sapesse quanto possono valere, forse qualcuno tenterebbe di rimuoverli per un altro motivo.

Gli Space Invader sono stati rilasciati dopo poche ore previo contatto con l’ufficio immigrazione francese per assicurarsi sul loro rimpatrio. La questione adesso a Los Angeles si fa interessante. La guerra di tag selvagge e scure lanciata da alcuni writers contro Deitch e il Moca ha messo paura agli abitanti, ma ha provocato un dibattito sulla linea di confine tra arte e vandalismo.

Photos–> Lord Jim, L.A. Now

America, fermato per i suoi mosaici Space Invader
America, fermato per i suoi mosaici Space InvaderAmerica, fermato per i suoi mosaici Space Invader

America, fermato per i suoi mosaici Space Invader é stato pubblicato su artsblog alle 17:10 di giovedì 21 aprile 2011.



L’artista californiano Jeff Soto e i colori ecosostenibili


Nel punto di intersezione tra surrealismo pop e graffiti, l’artista Jeff Soto da anni esibisce i propri lavori (murali e illustrazioni) nei musei e nelle gallerie di tutto il mondo. Di base nel sud della California, dove vive con la moglie e le due figlie, fa parte della scuderia della Jonathan Levine Gallery di New York.

Nella lunga serie delle sue collaborazioni troviamo svariati magazine di arte e design e gruppi musicali, e dopo aver illustrato i poster per la turnè di Eddie Vedder in Australia, ci mostra sul suo blog l’ultima opera che ha realizzato. Si intitola Mother and Father ed è stata stampata con colori UV resistant e ecosostenibili.

L’artista californiano Jeff Soto e i colori ecosostenibili é stato pubblicato su artsblog alle 10:00 di venerdì 22 aprile 2011.



R&R Programme: artisti fra ruoli e regole. Intervista a Seth Kriebel

rules & regs

Vi presento oggi un’intervista con Seth Kriebel curatore di un particolare programma di residenza artistica: R&R, ovvero Rules & Regs.

Il programma nasce sette anni fa e da allora ha ospitato oltre 100 artisti. La ua particolarità consiste nel metodo sviluppato e nel concept. Gli artisti, una volta selezionati, sono infatti chiamati a creare la propria opera come prodotto della residenza, seguando uno specifico “set” di regole fissate da R&R. Immaginate un gruppo di artisti che non si conoscono e che per un periodo vivranno – diciamo – in gruppo con l’obiettivo di realizzare ognuno una nuova opera: tutti, però, riceveranno le stesse regole per idearla (esempio per capirsi: “onora il padre e la madre”) e così via. Questa semplice idea innesca una serie di dinamiche che li portano a confrontarsi, a collaborare e a mettersi in gioco, anche provando nuove strade rispetto a quelle battute solitmente. Per rappresentare questa intervista ho scelto una foto tratta dalla ome del sito, che mi è sembrata sottilmente ironica e divertente.

L’intervista di Seth, che trovate dopo il salto in italiano e in inglese (con l’invito a leggere la versione originale), mi colpisce per l’entusiasmo e la passione che traspare dalle sue parole, e per il genuino desiderio di creare nuove opportunità in favore degli artisti. L’ultima sperimentazione di R&R è infatti un programma di residenza digitale, un primo esperimento di cui vi parlerà lui stesso.

Buona lettura

Rules & Regs: ci spieghi la storia del progetto?

Rules & Regs è un programma di residenza focalizzato sullo sviluppo della pratica artistica. Digital R&R è per noi un primo esperimento. Fino ad ora abbiamo sempre lavorato “live”, con artisti che si occupano di performance. In ogni programma R&R, gli artisti producono una nuova opera in base ad un set di regole. Le regole sono pensatee per spingere gli artisti ad esplorare nuovi metodi di lavoro e, considerando che devono produrre qualcosa da mostrare alla fine della residenza, il focus è sullo sviluppo, non sul prodotto. R&R ha sette anni di vita e abbiamo lavorato con oltre 100 artisti. Abbiamo raffinato il nostro modello di sviluppo negli anni e adesso stiamo crecando di capire come applicarlo a nuovi contesti. Digital R&R rappresenta per noi un passo eccitante…

Digital R&R nasce come una collaborazione con Videoclub: ci racconti qualcosa di più su questa nuova parnership?

Jamie Wyld (Videoclub) ha supportato R&R sin dall’inizio, ma sempre “dietro le quinte”. Appena si sono verificate le condizioni per poter lavorare insieme su Digital R&R la partnership è stata spontanea. Avendo giocato un ruolo fondamentale nella creazione del progetto, Jamie conosce R&R dentro e fuori. Sono veramente contento di poter lavorare insieme a lui in questa nuova esperienza – francamente non avrei potuto sperare in un curatore migliore per Digital R&R.

Del progetto trovo intrigante l’idea di “obbligare” gli artisti a seguire delle regole nella creazione dell’opera: mi sembra una sorta di “disciplina” che può stimolare il processo creativo. Cosa ne pensi?

L’idea delle regole – per tutti i tipi R&R – è di stimolare gli artisti a esaminare quello che fanno usualmente e a provare qualcosa di nuovo. È un ritirarsi, una pausa dal lavoro “normale”.
La chiave, dal nostro punto di vista, è aiutare gli artisti a trovare il giusto assetto mentale – a supportare la riflessione critica. Una volta che gli artisti sono focalizzati sull’obiettivo del progetto – ovvero interrogare e sfidare il loro processi consolidati – abbiamo fatto metà del lavoro. È qui che le regole entrano in gioco. Non facciamo le regole prima di sapere con chi lavoreranno gli artisti. Le regole sono create in risposta alla pratiche degli artisti. In questo modo possiamo effettivamente incoraggiarli a provare nuove prospettive o sviluppare aspetti “laterali”.
In ogni programma R&R, il gruppo di artisti lavora a partire dalle stesse regole. Questo aiuta lo sviluppo collaborativo del gruppo – sono tutti nella stessa barca. Praticamente in modo inevitabile, tendono a formare un gruppo di supporto fra di loro… scambiando idee e dando feedback critici agli altri. La velocità a cui la comunità di crea è fantastica. Ed è una parte fondamentale del progetto.
Le regole, applicate in questo modo, possono stimolare una creatività straordinaria! In alcuni casi, il programma R&R può avere un impatto decisivo sulla prassi di un artista. Per alcuni apre nuovi finestre di esplorazione, creando lo spazio per farsi domande su se stessi. In ogni caso, noi speriamo che sia un cambio “rinfrescante” e che l’artista torni al suo lavoro rinvigorito.

Una curiosità: perchè scegliete due aristi alla volta?

Di soluto sono di più! Ogni residenza R&R “live” R&R ha da 3 a 6 artisti e noi li incoraggiamo a interagire il più possibile per rafforzare lo spirito di gruppo. Digital R&R è il primo esperimento in cui applichiamo questo modello alla sfera digitale. È un test. Per questo battesimo abbiamo voluto rendere le cose relativamente semplici per capire come il modello si potrebbe trasferire all’arte digitale.

Ultima domanda: cosa ti apetti da questo nuovo esperimento?

Per questo Digital R&R ho la stessa speranza che per ogni altro R&R. Che sia un’utile, stimolante esperienza per gli artisti. In questo caso, sono anche curioso di vedere come R&R funziona nel mondo virtuale. R&R riguarda essenzialmente la connesione. Una persona che guarda un’altra negli occhi e suggerisce un’altra strada da percorrere. La possibilità rappresentata dall’arte digitale di sperimentare nuovi tipi di connessione è incredibilemnte eccitante.


[ORIGINAL VERSION IN ENGLISH]

Rules & Regs: could you explain us the story of the project?

Rules and Regs is a residency programme with a focus on developing artistic practice. Digital R&R is a first for us: Until now, R&Rs have always been “live”: For artists working in performance. In each R&R programme, artists make new work in response to a set of rules. The rules are there to nudge the artists into new ways of working and, although the artists must produce something to show at the end of the residency, the focus is on development, not product.
R&R is seven years old and we’ve worked with over 100 artists. We’ve refined our development model over the years and we’re now looking at how we can apply it to new situations. Digital R&R is an exciting step for us…

Digital Rules & Regs is in collaboration with Videoclub: could you tell us more about the story of this new pertnership?

Jamie Wyld (Videoclub) has been incredibly supportive of R&R from the very beginning, but always behind the scenes. When the opportunity to work together on Digital R&R came along it was a natural partnership. Having played such an integral part in shaping the company, Jamie knows R&R inside and out. I’m very pleased we’re able to work together in this new way – there’s no one better to curate the first Digital R&R.

I found intriguing the idea to “oblige” artists to follow a set of rules in creating an artwork: it seems to me a kind of “discipline” that can stimulate a lot creative process. What do you think about?

The idea of the rules – for all R&Rs – is to challenge the artists to examine what they usually do and try something different. It’s a retreat, a break from “normal” work

The key, from R&R’s point of view, is to help the artists get into the right frame of mind – to support their critical self reflection. Once the artists are focused on the objective of the project – to interrogate and challenge their usual processes – we’re halfway home. This is where the rules come in: We don’t make the rules until we know which artists we’ll be working with. The rules are made in response to the artists’ practices. This way we can more effectively encourage them to step sideways or try a new perspective.

In each R&R programme, the group of artists all work in response to the same rules. This helps to bring the group together – they’re all in the same boat. Almost inevitably, they form a support group for each other… exchanging ideas and giving critical feedback. The speed at which the community forms is wonderful, and is a very important part of the programme.

The rules, applied in this way, can stimulate extraordinary creativity! In some cases, the R&R programme can have a fundamental impact on an artist’s practice. For others, it opens new vistas to exploration and allows them the space to ask questions of themselves. In all cases, we hope it serves as a refreshing change and that the artists return to their practices reinvigorated.

Why do you choose 2 artists at the time?
Each “live” R&R residency has 3-6 artists and we encourage them to interact as much as possible to foster the group spirit. Digital R&R is the first time we’ve applied the R&R development model to the digital sphere – It’s a test. In this inaugural Digital R&R we wanted to keep things relatively simple to see how the model would translate to digital art.
We usually choose more! Each “live” R&R residency has 3-6 artists and we encourage them to interact as much as possible to foster the group spirit. Digital R&R is the first time we’ve applied the R&R development model to the digital sphere – It’s a test. In this inaugural Digital R&R we wanted to keep things relatively simple to see how the model would translate to digital art.

>> Last question: what do you expect from the program?

I have the same hopes for this Digital R&R that I have for all R&Rs: That it is a helpful, stimulating experience for the artists. In this case, I’m also curious to see how R&R works in the digital orld. R&R is, at its heart, all about connection: One person looking at another and suggesting new avenues of exploration. The possibilities presented by digital art to experiment with new types of connections is incredibly exciting!

R&R Programme: artisti fra ruoli e regole. Intervista a Seth Kriebel é stato pubblicato su artsblog alle 11:02 di venerdì 22 aprile 2011.



Londra, ricreati alcuni affreschi della Cappella Sistina con 12 mila cubi di Rubrik


Dopo la Gioconda, adesso anche alcuni affreschi della Cappella Sistina sono stati ricreati alla London Marathon utilizzando 12.090 cubi di Rubrick. Undici appassionati di puzzle e rompicapi si sono ritrovati per 400 ore (più di 15 ore), sistemando minuziosamente ogni singolo cubo per ottenere l’esatto colore del capolavoro di Michelangelo.

In una fase iniziale Cube Works Studio ha fatto una mappatura degli affreschi a Roma, per predisporre un modello dove ogni singolo quadrato del cubo corrisponde ad un pixel (in tutto sono 108.810). Questi 12mila cubi sono solo la prima parte di un progetto più ampio, che intende ricreare l’intera Cappella Sistina con 250.000 cubi, circa 50 tonnellate da appendere al soffitto.

Londra, ricreati alcuni affreschi della Cappella Sistina con 12 mila cubi di Rubrik
Londra, ricreati alcuni affreschi della Cappella Sistina con 12 mila cubi di RubrikLondra, ricreati alcuni affreschi della Cappella Sistina con 12 mila cubi di RubrikLondra, ricreati alcuni affreschi della Cappella Sistina con 12 mila cubi di RubrikLondra, ricreati alcuni affreschi della Cappella Sistina con 12 mila cubi di Rubrik

Londra, ricreati alcuni affreschi della Cappella Sistina con 12 mila cubi di Rubrik é stato pubblicato su artsblog alle 16:44 di venerdì 22 aprile 2011.



Radio a pedali. Performance sonora in bici per la Notte Bianca a Firenze

la radio a pedaliFresca e divertente la performance urbana ideata da Radio Papesse, in collaborazione con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e con il patrocinio del Comune di Firenze, per la Notte Bianca del capoluogo toscano sabato 30 aprile.

Il tutto si svolge in pieno centro ed è aperto a chiunque desideri partecipare. La performance si chiama “La Radio a pedali”, ovvero una coreografia creata da un’esercito di biciclette che diffonderanno un’onda sonora per le strade della città. Ogni ciclista porterà infatti con sè una radio sintonizzata sulla frequenza di Rai Radio 3, che trasmette l’Orchestra del Maggio diretta da Zubin Mehta con Daniel Barenboim al pianoforte. La descriziopne degli organizzatori è poetica e ve la riporto: […] “Pensiamo a ogni bicicletta come a una poltrona del teatro, all’insieme delle radio come un’orchestra; pensiamo al corteo come al teatro intero che si muove e si proietta all’esterno, incontrando Firenze per strada. La Radio a Pedali è un progetto corale che cerca di innescare una riflessione sull’energia positiva e pulita prodotta dalla cultura e in ambito ambientale, dalla mobilità su due ruote e i suoi ritmi; sostenibilità ambientale e culturale trovano una sintesi in movimento” […].

Il progetto si conclude con una sezione dedicata alla memoria dell’evento. Il musicista Alessio Ballerini, fondatore dell’Archivio Italiano Paesaggi Sonori, creerà un “ritratto” sonoro della serata, che sarà ospitato presso il Castello Malaspina di Fosdinovo e diffuso attraverso il circuito di RADIA.

Se passate da Firenze il 30 e se siete bikers appassionati, fateci un slto: le bici possono essere tranquillamente affitate fino a mezzanotte grazie ad un accordo speciale fatto per l’evento. Tutte le informazioni e i dettagli a questo link.

Radio a pedali. Performance sonora in bici per la Notte Bianca a Firenze é stato pubblicato su artsblog alle 16:48 di venerdì 22 aprile 2011.



Ucciso a Misurata Tim Hetherington, regista candidato all’Oscar per ‘Restrepo’

Lo scorso mercoledì Tim Hetherington è stato ucciso in prima linea nei dintorni di Misurata. Tim è il regista del documentario Restrepo, girato nella guerra in Afghanistan, di cui vedete uno spezzone qui sopra (visione consigliata ad un pubblico maturo). Oggi se ne va in Libia, insieme a Chris Hondros, fotografo della Getty. L’hanno scampata per fortuna altri due reporter che erano con loro.

La follia dell’esercito di Gheddafi non risparmia nessuno e colpisce anche chi è scomodo, e la guerra cerca solo di raccontarla. Restrepo racconta un anno nella vita di un plotone di soldati nella valle del Korengal in Afghanistan. Ha vinto il Gran Premio della Giuria per il miglior documentario al Sundance Film Festival 2010 ed è stato candidato all’Academy Award, agli Oscar, come il miglior documentario.

Ucciso a Misurata Tim Hetherington, regista candidato all’Oscar per ‘Restrepo’ é stato pubblicato su artsblog alle 18:28 di venerdì 22 aprile 2011.



Ai Weiwei sotto tortura si dichiara colpevole di crimini fiscali


Arriva dalla media company di Hong Kong RTHK la notizia che l’artista cinese Ai Weiwei ha confessato sotto tortura di aver evaso le tasse. Un articolo del quindicinale Human Rights in China riporta che “Ai con riluttanza ha ammesso il crimine dopo essere stato torturato dalla polizia. Portato via dalla polizia all’aeroporto di Pechino, da più di due settimane non si avevano notizie su di lui”.

La notizia non è ancora pienamente confermata, ma la tortura è un metodo largamente utilizzato contro i milioni di dissidenti cinesi. Governi di tutto il mondo, non ultimo quello tedesco, hanno ri chiesto formalmente la scarcerazione dell’artista al presidente Hu Jintao.

Oltre che per reati fiscali, Weiwei è accusato anche di bigamia e diffusione della pornografia sul web. Vedremo se riusciranno a farlo confessare anche per questi crimini.

Ai Weiwei sotto tortura si dichiara colpevole di crimini fiscali é stato pubblicato su artsblog alle 21:17 di venerdì 22 aprile 2011.



Il mio lab? La cucina e il bagno di casa. A Yogicarta (Indonesia) il primo Asia-Pacific DIYBio & BioArt meeting

honf lab

Si svolge a Yogicarta (Indonesia) fra il 24 e 25 aprile prossimo il primo Asia-Pacific DIYBio & BioArt meeting, qualcosa che dobbiamo osservare con l’attenzione e la curiosità che merita.

Il titolo non lascia spazio ad ambiguità: “Democratising the Laboratory”. Perchè oggi è realmente possibile: la disponibilità di tecnologie a casti relativamente accessibili fa sì che in effetti garage, bagni e cucine di privati cittadini si trasformino in veri e propri laboratori di ricerca fatti in casa. Siamo nel regno fertile e imprevedibile del DIY (DO IT Yourself) una filosofia che spesso ricorre nei miei post e che a mio parere avrà un peso sempre maggiore nello sviluppo artistico, tecnologico quanto economico, sia come approccio sia come modello di produzione. A Yogiacarta in questa due giorni di incontri, presentazioni, dibattiti e simposi si fanno le prove generali per una biotecnologia global-pop che incontra l’arte. Vi traduco un pezzo del comunicato che ci offre larghissimi spazi di riflessione: ” […] Artisti, designer e scienziati da regioni diverse traducono protocolli scientifici in manifesti artistici, creano sculture da tessuti, aiutano le comunità locali attraverso protocolli low cost e low technology, creano performance a partire dal DNA e istallazioni dai biotopi. Ci incontreremo per mettere alla prova il territorio fra pubblico, privato e spazio laboratoriale e per discutere le diverse forme di biohacking, biopunk, bioart e gastronomia molecolare. […] “ (testo di Denisa Kera, DIYBIOSINGAPORE)

Il meeting si interroga intorno a quesiti importanti come la rilevanza di queste pratiche “democratico-scientifiche” per l’innovazione e il supporto alle comunità locali o l’emergenza di nuove idee legate all’arte e al design in relazione alle biotecnologie. Nella foto in alto, la family dell’HONF lab che abbiamo incontrato non molto tempo fa a Berlino a transmediale11 nella veste di vincitori del prize di quest’anno: sono sempre loro i promotori di questo interessantissimo evento.

Dopo il salto, la lista dei partecipanti: credo sia fra l’altro attivo un canale di streaming che consentirà di curiosare fra questi inusuali lab.

Lista dei partecipanti:

Irfan Dwidya Prijambada – Gadjah Mada University Yogyakarta (UGM), Indonesia
Donny Widianto – Gadjah Mada University Yogyakarta (UGM), Indonesia
Gea Oswah Fatah Parikesit – Gadjah Mada University Yogyakarta (UGM), Indonesia
Denisa Kera – National University of Singapore
Ionat Zurr – SymbioticA, University of Western Australia
Romie Littrell – DIYBio Los Angeles, USA
Georg Tremmel & Shiho Fukuhara – BCL, Japan & Austria
Angelo Vermeulen – Biomodd network
Jo Tito, New Zealand
Marc Dusseiller – Hackteria network
The House Of Natural Fiber (HONF) Yogyakarta, Indonesia

Il mio lab? La cucina e il bagno di casa. A Yogicarta (Indonesia) il primo Asia-Pacific DIYBio & BioArt meeting é stato pubblicato su artsblog alle 08:54 di sabato 23 aprile 2011.



Lo street-artist londinese D*Face ora in una personale a Los Angeles


Macabro e irriverente sono i primi aggettivi che ti vengono quando vedi un opera dello street-artist inglese D*Face. Ha il gusto dell’entomologo e si diverte a scarabocchiare le immagini della Regina questo artista partito dagli stickers, che presto ha sentito l’esigenza di espandersi attraverso i posters prima e graffiti poi, nell’intento di stimolare chi guarda a trovare i significati “altri” di ciò che ci circonda.

Ora espone per la prima volta in quel di Los Angeles presso la Corey Helford Gallery, fino al 27 aprile si potranno ammirare dal vivo le sue reinterpretazioni delle icone della cultura popolare.

Coppie di innamorati e ritratti di Michael Jackson in salsa Roy Lichtenstein, ma in versione zombie alla Romero. Per la cronaca, questi acrilici su tela sono valutati intorno ai 30.000 U.S.Dollars.

Lo street-artist londinese D*Face ora in una personale a Los Angeles é stato pubblicato su artsblog alle 10:00 di sabato 23 aprile 2011.



Color Me ___________: la mostra con il murale gigante tutto da colorare


Color Me ________ from YES on Vimeo.

Gli artisti Andy J. Miller e Andrew Neyer hanno realizzato un murale di più o meno 7 metri di lunghezza, tutto rigorosamente in bianco e nero, così gli avventori della Yes Gallery di Cincinnati possono sbizzarrirsi a colorarlo con dei pennarelli giganti.

I due artisti e illustratori hanno unito le forze per disegnare un curioso panorama popolato di personaggi surreali ispirati al mondo dei cartoni animati, abbastanza vicino all’immaginario del film Yellow Submarine dei Beatles del 1968, direi.

Nel video trovate anche la fase della decorazione della vetrina della galleria, che ha esposto Color Me nel mese di marzo 2011. Un inno all’uso dei marker? Probabilmente questa è un’ottima idea per pubblicizzare qualche marca di pennarelli, non trovate?

color me yes gallery cincinnaticolor me yes gallery cincinnaticolor me yes gallery cincinnaticolor me yes gallery cincinnati

Color Me ___________: la mostra con il murale gigante tutto da colorare é stato pubblicato su artsblog alle 10:00 di domenica 24 aprile 2011.



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