Archive for the ‘Arte’ Category

Roa e Os Gemeos: anteprima da ‘Art in the Streets’ a Los Angeles

'Art in The Streets' - Lavori in corso al MOCA

Oltreoceano cresce l’attesa per Art in The Streets, la mostra che aprirà al MOCA di Los Angeles il prossimo 17 aprile. Per gentile concessione del dentro espositivo diretto da Jeffrey Deitch, siamo in grado di fornirvi alcune foto in anteprima, scattate da Gregory Bojorquez. Abbiamo il lavoro di Roa quasi al completo, mentre ancora nessuna immagine della stanza di Banksy, ma chi ha avuto l’occasione di sbirciare dice sia fatta di tele di grandi dimensioni e alcune rielaborazioni di certa famosa iconografia pittorica classica.

Dalle foto possiamo vedere qualcuno al lavoro che sta realizzando un pezzo interamente a colori e sembra che nei suoi meccanismi e macchinari si venga a frammentare e ricomporre una singolare storia d’America. Nessuna traccia di lavori di Blu all’interno del Moca (il diverbio con Deitch non sembra essersi ricomposto), menre i tipi di Nuart ci segnalano un’impressionante installazione dei brasiliani Os Gemeos.

Il percorso retrospettivo ideato insieme a Roger Gastman, Aaron Rose e molti altri, parte simbolicamente dalle prime esperienze su strada negli anni ‘60, segnalando come non sia mai esistita una vera e propria spaccatura tra arte contemporanea e street art, che vedrà in personaggi come Basquiat, Haring, Scharf e Schnabel anelli di congiunzione e “punti di rottura” nel sistema ufficiale dell’arte.

‘Art in The Streets’ – Lavori in corso al MOCA
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Roa e Os Gemeos: anteprima da ‘Art in the Streets’ a Los Angeles é stato pubblicato su artsblog alle 14:34 di mercoledì 13 aprile 2011.



DEberlusconiZER. Il software che cancella Berlusconi

DEberlusconiZER

Silvio Berlusconi. Il personaggio non ha bisogno di presentazioni: la lista di cariche, aneddoti (pruriginosi e non), contesti a cui il nostro ineguagliabile premier è associato (o associabile) è troppo lunga (e francamente ormai noiosa per chi scrive) da riassumere qui.

Detto questo, andando su una qualsiasi pagina di giornale, rivista, tv (online e nel mondo fisico), dibattito politico di ambo le parti è impossibile non imbattersi in un’imagine, un video, una citazione che non rimandi al presidente: il personaggio produce un effetto di saturazione mediatica, moltiplicandosi praticamente all’infinito e se dovessimo analizzarlo, Berlusconi è un fenomeno prima mediatico che politico (come gli effetti del berlusconismo sono prima culturali e di costume che politici…).

Un gruppo di artisti e programmatori ha riflettuto proprio su questo argomento. Si tratta di Elisa Giardina Papa, Fabrizio Giardina Papa, Giovanni Salerno e Floriano Lapolla. La loro creatura, resa pubblica soltanto ieri, è il DEberlusconiZER: un’applicazione che permette di riutilizzare lo spazio web occupato dalle immagini e dalle parole collegate al presidente del consiglio italiano. Il software funziona in modo milto semblice e devo dire efficace lavorando su tre fasi progressive, come ci spiega il gruppo nel comunicato di lancio: “inizialmente sostituisce le parole e le immagini che si riferiscono al premier con delle bande colorate. Nella fase successiva, questi spazi vuoti lasceranno il posto a una serie di interventi di artisti italiani e stranieri. Gli artisti saranno invitati a riflettere su Internet come contesto pubblico e a immaginare un nuovo destino per questo spazio liberato. Infine, saranno gli stessi utenti a decidere e proporre nuovi contenuti.” La piattaforma è inoltre un prodotto open source: chi possiede le competenze tecniche potrà quindi scaricare il codice, modificarlo e proporne nuove versioni e usi, primo fra tutti scegliere nuove parole o immagini che desidera cancellare e sostituire. Il sito di riferimento è www.de-zer.com: da qui potrete scaricare il software, installarlo o usarlo come bookmarklet sul proprio browser.

Cosa mi piace piace di questo progetto? Non tanto l’idea della cancellazione (il silenzio, come uno spazio vuoto, può avere un peso comunicativo pari se non anche maggiore), quanto l’idea di ri-usare quello spazio saturato popolandolo di nuovi contenuti e soprattutto un’inversione di marcia molto significativa: Berlusconi è il simbolo dell’appropriazione di un privato sullo spazio e sulle funzioni pubbliche. DEberlusconiZER inverte questo processo, restituendo la gestione dello spazio pubblico (digitale) occupato da questo personaggio nelle mani prima degli artisti e poi direttamente deli utenti/cittadini.

Dopo il salto potete leggere il testo critico di Domenico Quaranta.

[Nella foto in alto e nella gallery, alcuni esempi di pagine web modiificate con DEberlusconiZER]

DEberlusconiZER
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Testo critico di Domenico Quaranta

Il Deberlusconizer è un programma che, attivato sul browser dell’utente durante la navigazione in rete, blocca l’accesso a qualsiasi contenuto – testo e immagini – relativo al presidente del consiglio italiano. Il contenuto “censurato” viene sostituito, di volta in volta, da altri contenuti: delle bande colorate, come hanno scelto gli autori del progetto per enfatizzare la sua natura liberatoria; delle opere d’arte; dei contenuti inseriti dagli utenti stessi.

Il Deberlusconizer non è senza precedenti. Nel 2008 l’artista americano Steve Lambert ha realizzato Add-art, un programma che blocca le inserzioni pubblicitarie dei giornali online e le rimpiazza con opere d’arte. Questo precedente, tuttavia, non lede l’originalità del Deberlusconizer, anzi: il salto concettuale implicito nel passaggio dal blocco dei messaggi pubblicitari alla censura dell’informazione è enorme, e possibile, per ora, solo in Italia.

Uno degli aspetti più desolanti della cosiddetta “anomalia italiana” è la degenerazione dell’informazione a pubblicità. Questa involuzione (da pilastro della democrazia a ufficio marketing del potere) non riguarda solo i media asserviti al potere, ma anche e soprattutto i media liberi e critici nei suoi confronti. Questo accade perché Berlusconi ha intuito una cosa molto semplice: che l’unico modo per asservire i media è essere la notizia. Sempre, in qualunque modo e a qualunque condizione. La capacità che scandali sessuali, processi, lapsus e umorismo di bassa lega hanno di indebolirlo sarà sempre inferiore alla forza che gli garantisce la semplice presenza. Anzi: in ultima analisi, tutta questa aneddotica non fa altro che vivacizzare la comunicazione, e rendere più appetibile il prodotto. In fondo, Ruby Rubacuori è l’immancabile oggetto del desiderio presente in ogni spot, in grado di rendere sexy qualsiasi prodotto, Berlusconi incluso.

Riuscite veramente a immaginarlo, un giorno senza Berlusconi? Siete sicuri che questo limite dell’immaginazione non sia esattamente quello che vuole? Intasare l’immaginario è il modo migliore per eliminare qualsiasi opposizione.

Il Deberlusconizer vuole liberare il nostro immaginario, e lo fa liberando uno degli spazi pubblici che più contribuiscono a crearlo: lo spazio dell’informazione. Il vuoto che crea è, innanzitutto, un vuoto che dobbiamo godere, respirare a pieni polmoni.

Ma è anche uno spazio che va riempito: di nuove idee, nuovi sogni, un nuovo immaginario. L’idea di aprirlo a degli artisti, prima che a tutti noi che artisti non siamo, nasce dalla necessità di mettere a punto un vocabolario, una cassetta degli attrezzi fatta di parole e di immagini. Un compito a cui degli artisti, come quelli selezionati, abituati a operare negli interstizi e a intervenire negli spazi pubblici possono assolvere con competenza e sensibilità.

Poi toccherà a voi, ma fate attenzione. Il Deberlusconizer è un’arma complessa, e va usata con discrezione. Nasce con Berlusconi perché con Berlusconi nasce l’occupazione abusiva del mondo dell’informazione, ma potrà colpire altri obiettivi quando questi ultimi dispiegheranno strategie simili.

Inoltre, non va dimenticato che il Deberlusconizer è uno strumento di censura e di manipolazione del flusso informativo. La possibilità che sfrutta come tattica di resistenza può, se abusata, trasformarsi in qualcosa di molto diverso: uno strumento per cancellare ciò che non vogliamo vedere, per costruirci una realtà a nostro uso e consumo. Non cadete in questo errore: l’obiettivo deve essere, ancora e sempre, cambiare il mondo, non fuggirlo.

DEberlusconiZER. Il software che cancella Berlusconi é stato pubblicato su artsblog alle 10:58 di giovedì 14 aprile 2011.



Raindance: installazione di Paul DeMarinis con musica da getti d’acqua

Si chiama Raindance, ed è una installazione di Paul DeMarinis, artista che si dedica all’elettronica nonchè professore presso Stanford.

Nel video girato nel 2008 in occasione di Mois Multi 9: le Festival d’arts multidisciplinaires et electroniques, nel Quebec, la spiegazione del funzionamento. Quando i visitatori camminano con un ombrello sulla passerella, i dai getti d’acqua permettono all’ombrello stesso diventare una sorta di altoparlante.

I getti d’acqua sono “organizzati” per avere una certa quantità di gocce al secondo. Ad esempio 440 gocce al secondo che cadono sull’ombrello suonano la nota La, 260 gocce suonano un Do e via così, è possibile creare una vera e propria melodia.

Via | Laughingsquid.com

Raindance: installazione di Paul DeMarinis con musica da getti d’acqua é stato pubblicato su artsblog alle 15:00 di giovedì 14 aprile 2011.



"L’origine du monde" di Courbet bannata su Facebook

facebook

“L’origine du monde” è una delle operi più celebri del pittore francese Gustave Courbet. Realizzata nel 1866, grazie anche al suo realistico erotismo grafico ha il potere di far discutere ancora oggi. Wikipedia ci informa che nel 2009 “alcune copie di un libro raffiguranti L’Origine come copertina sono state sequestrate dalla polizia a Braga, in Portogallo, che le contestava come “pubblica pornografia”.

E’ invece degli scorsi giorni il caso che ha visto come protagonista un utente di Facebook e lo stesso social network. L’utente, ha dato mandato ad un avvocato di intentare causa a Facebook. L’anonimo avrebbe usato proprio “L’origine du monde” all’interno della propria pagina con il risultato di vedersi bannato l’account. Dal punto di vista legale, il non aver risposto alle email dell’avvocato deporrebbe a sfavore di Facebook.

Venendo alla questione artistica, c’è da dire che “L’origine du monde” non sembra proprio piacere ai censori del social network. Durante lo scorso febbraio era avvenuto un caso analogo, protagonisti ancora una volta il dipinto di Courbet e l’artista danese Frode Steinicke. Anche a Steinicke era stato bloccato l’accesso al proprio account, salvo poi ripristinarlo con il divieto di presentare nudi integrali, “L’origine du monde” compresa.

Morale della storia? Gli addetti al controllo del materiale pubblicato su Facebook non hanno alcun interesse a distinguere tra arte e pornografia. Inoltre, se volete farvi bannare a vita, è sufficiente pubblicare una bella riproduzione dell’ “L’origine du monde” di Courbet.

“L’origine du monde” di Courbet bannata su Facebook é stato pubblicato su artsblog alle 17:00 di giovedì 14 aprile 2011.



Bruno Munari a Seravezza per Galaxia Medicea


Vi avevamo già parlato lo scorso anno del Festival Galaxia Medicea, una piattaforma di eventi tra arte contemporanea, sperimentazioni musicali e cultura elettronica, che si svolge in una splendida valle che fu dimora dei Medici, a dieci chilometri dal mare, ai piedi delle Alpi Apuane.

Giunto alla sua terza edizione, il festival rende omaggio a questo giro a Bruno Munari, artista eclettico e designer sopraffino, nonché teorico e sperimentatore che non finirà mai di stupirci. Dal 23 aprile al 29 maggio 2011 Palazzo Mediceo di Servezza ospita un percorso ad ingresso gratuito, ideato e curato da Officina TodoModo (Stefano Leone, Mario Tesconi, Maurizio Bottazzi ed Enrico Mattei). Un itinerario che comincia proprio dalla filosofia e dalle idee di Munari, per snodarsi nelle sezioni dedicate alle Macchine inutili e Concavo Convesso (anni ‘50), Tetracono (anni ‘60), Guardiamoci negli occhi (schede per l’omonimo libro), Xerografie (installazione interattiva), Ambienti di luce (proiezioni pittoriche) e Cinema di Ricerca (i film realizzati con Marcello Piccardo).

L’appuntamento con l’inaugurazione è per il 23 aprile (h 19), a fare compagnia alle opere del maestro, il musicista romano Okapi con Opera Riparata e i Disegni sospesi di Massimiliano Pelletti.

Bruno Munari a Seravezza per Galaxia Medicea é stato pubblicato su artsblog alle 18:04 di giovedì 14 aprile 2011.



‘Masat’, a Madrid l’arte invade gli spazi dei manifesti pubblicitari


Masat (Madrid Street Takeover Advertising) è un interessante progetto di arte pubblica che utilizza gli spazi dedicati alla cartellonista pubblicitaria. In corrispondenza di 53 fermate di autobus e tram nella capitale spagnola, a fine marzo sono stati installati 106 poster elaborati da altrettanti artisti, sociologhi, insegnanti, avvocati e galleristi. Non si tratta di fotografie o elaborazioni grafiche, ma di “semplici” testi, nero su bianco.

L’operazione, dichiaratamente di disobbedienza civile e non autorizzata, ha preso di mira le pensiline gestite dalla società di affissioni Cemusa. Ne è nato un dialogo pubblico importante e uno sguardo collettivo alle reali possibilità comunicative nello spazio pubblico.

Tra gli artisti che hanno partecipato c’è il torinese BR1 (che avevamo conosciuto per i suoi poster), lo stencil artist americano Logan Hicks, il pop-artist americano Ron English, Remed, Swoon e molti altri. I testi affissi non sono stati firmati (a volte una scritta anonima ha più forza, perché chiunque se ne può “impadronire”), ma potete vedere la lista completa dei lavori e dei rispettivi autori a questo link.

‘Masat’ – Foto di Gustavo Sanabria
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‘Masat’, a Madrid l’arte invade gli spazi dei manifesti pubblicitari é stato pubblicato su artsblog alle 14:36 di venerdì 15 aprile 2011.



Fra note e neuroni, la scala pentatonica di Bobby McFerrin

Certamente lo ricorderete per il suo celebre “don’t Warry, Be Happy”, ma Bobby McFerrin è un’artista e un mucisista straordinario di cui vale la pena indagare la produzione.

Girovagando on line ho scovato questo video del 2009 che vi ripropongo oggi come spunto di riflessione: McFerrin, invitato allo “Word Science Festival”, ci mostra con una performance collaborativa spontanea il potere della scala pentatonica. Come potete osservare nel video in alto, senza preparazione alcuna da parte del pubblico e semplicemente muovendosi da un capo all’altro del palco ad evocare lo spostamento su un’immaginaria tastiera, il musicista riesce a creare un coro spontaneo senza dare indicazioni, se non la nota iniziale: il pubblico non sembra avere difficoltà alcuna a seguirlo, andare a tempo e miracolosamente persino a imbroccare le note all’istante.

Il panel, intitolato “Notes & Neurons: In Search of the Common Chorus”, si interrogava su un tema interessante per l’arte quanto per la neuroscienza: il nostro modo di percepire e rispondere alla musica è culturalmente determinato o no? le nostre reazioni verso il ritmo e la melodia sono universali o mediate dall’ambiente? Non ho una risposta a questi quesiti, è ovvio: infatti la performance realizzata dall’artista con il pubblico può suggerirci sia l’icredibile familiarità del pubblico occidentale con la scala pentatonica, sia il potere quasi innato di quest’ultima. A voi trarre conclusioni o continuare a riflettere. Intanto gidamoci questo bellissim video.

A questo link altre improvvisazioni di Mcferrin durante il Festival.

Fra note e neuroni, la scala pentatonica di Bobby McFerrin é stato pubblicato su artsblog alle 15:23 di venerdì 15 aprile 2011.



Tony Orrico, lo spirograph umano


Tony Orrico
è un artista e ballerino, una sorta di spirograph umano. Le sue performances possono durare fino a 4 ore continuative. Davvero notevoli l’ordine e la simmetria dei suoi lavori, qualcuno ci vede l’animo di un bimbo alle prese con i primi pastelli, salvo poi intuire qualcosa di più intellettuale. Per chi fosse interessato, Tony Orrico ha una propria pagina su Facebook.

Via | Booooooom.com

Tony Orrico, lo spirograph umano é stato pubblicato su artsblog alle 17:30 di venerdì 15 aprile 2011.



Blödes Orchester. L’orchestra di elettrodomestici di Michael Petermann

Blödes Orchester from white tube on Vimeo.

L’idea di utilizzare elettrodomestici per realizzare performance musicali non è nova, ma la Blödes Orchester ideata da Michael Petermann è straordinaria e merita la ostra attenzione.

La performance è stata ospitata preso il Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo. Petermann ha proceduto selezionando una serie di elettrodomestici (rasoi, frullatori, asciugacapelli etc), realizzando una corrispondenza fra questi ultimi e gli elementi di un’orchestra. Gli elettrodimestici sono stati disposti al’interno di un piccolo anfiteatro a gradoni a riprodurre una sala concerti. A questo punto entrano in gioco sofware e programmazione, che consentono agli utensili di leggere una partitura e suonare all’unisono.

Tutto inizia con lo squillo di un telefono… Godetevi lo spettacolo.

A questo link, infine, un’intervista a Petermann interessante anche se in tedesco.

Blödes Orchester. L’orchestra di elettrodomestici di Michael Petermann é stato pubblicato su artsblog alle 21:07 di sabato 16 aprile 2011.



‘The Sandpit’, la vita in miniatura di Sam O’Hare

Prima di leggere questo articolo prendetevi cinque minuti in piena tranquillità per vedere The Sandpit di Sam O’Hare (si apprezza al meglio a schermo intero e in modalità HD). Non vi sembra incredibile come sia riuscito a ricostruire in miniatura canali, strade, palazzi e movimenti degli uomini? Certo che vi sembra straordinario, perché in realtà O’Hare non ha ricostruito proprio niente, ma ha realizzato questo filmato mettendo insieme 35.000 scatti fotografici realizzati a New York, utilizzando la modalità del timelapse.

Folgorato dalla trilogia di Godfrey Reggio Koyaanisqatsi, Powaqqatsi e Naqoyqatsi (tre meravigliosi documentari tra antropologia e visionarietà artistica), Sam O’Hare ha pensato bene di riprendere l’idea e svilupparla secondo la propria prospettiva: un giorno nella vita della Grande Mela, in miniatura.Nato come progetto indipendente, girato in appena cinque giorni e montato dallo stesso autore con musiche di Human (humanworldwide.com), oggi The Sandpit ha vinto molti premi (tra cui il Prix Ars Electronica – Distinction Award 2010).

I nostri lettori più esperti si chiederanno come ha fatto. La risposta è tutta in un’intervista che l’artista ha rilasciato ad Aerofilm. Riassumendo, Sam ha utilizzato una Nikon D3 con due obbiettivi: un Tamron 17-50mm f / 2,8 e un Sigma 50-150mm f/2.8 a 4fps. Alcune scene sono state catturate con un frame rate più lento,ma il vero segreto che fa l’effetto miniatura è una lente da 24mm tilt-shift, che non è stata usata in fase di riprese, ma è stata ricreata in fase di post-produzione, per permettere maggiore mobilità proprio nelle shooting. D’altronde Sam non poteva portarsi dietro pesanti treppiedi, perché per catturare queste scene è stato sospeso sul bordo di tetti, ponti e davanzali di case di gentili persone che l’hanno ospitato.

‘The Sandpit’, la vita in miniatura di Sam O’Hare
'The Sandpit', la vita in miniatura di Sam O'Hare'The Sandpit', la vita in miniatura di Sam O'Hare'The Sandpit', la vita in miniatura di Sam O'Hare

‘The Sandpit’, la vita in miniatura di Sam O’Hare é stato pubblicato su artsblog alle 15:07 di domenica 17 aprile 2011.



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