Archive for the ‘Cronaca’ Category

Strage di Castel Volturno: 4 ergastoli e una condanna a 23 anni

sentenzaStrageCastelvolturno

Si è concluso ieri sera il processo di primo grado per la strage di Castel Volturno, nella quale, il 18 settembre 2008, morirono sei cittadini africani e l’italiano Antonio Celiento, gestore di una sala giochi a Baia Verde

Si salvò solo Joseph Aymbora, che riuscì a fingersi morto mentre i mitra continuavano a sparare.

Cinque le persone imputate nel processo: il boss Giuseppe Setola, capo dell’ala stragista del clan dei Casalesi, Davide Granato, Alessandro Cirillo, Giovanni Letizia e Antonio Alluce.

Per i primi quattro la prima corte d’assise di Santa Maria Capua Vetere ha stabilito il massimo della pena, l’ergastolo, mentre Antonio Alluce la pena è stata di 23 anni di carcere.

Per Setola, Cirillo e Letizia si tratta del secondo ergastolo. La prima condanna all’ergastolo risale a poco meno di un mese fa, nell’ambito del processo per l’omicidio dell’imprenditore dei rifiuti Michele Orsi, ucciso in un agguato a Casal di Principe nel giugno 2008.

La Corte ha riconosciuto ai cinque le aggravanti della finalità di terrorismo e di odio razziale.

Strage di Castel Volturno: 4 ergastoli e una condanna a 23 anni é stato pubblicato su crimeblog alle 11:17 di venerdì 15 aprile 2011.



Presunta truffa EGP Italia: Gianfranco Lande e altri 3 rimangono in carcere


Niente scarcerazione per Gianfranco Lande, Raffaella e Andrea Raspi e Gian Piero Castellacci De Villanova, considerati dagli inquirenti i responsabili di una mega truffa finanziaria da 170 milioni di euro ai danni di vip, aristocratici e professionisti.

Il Tribunale del Riesame capitolino non ha accolto la richiesta dei difensori degli indagati ritenendo ancora sussistenti i vizi di colpevolezza nei loro confronti. L’istanza di scarcerazione per il quinto indagato, Roberto Torreggiani, era stata rigettata nei giorni scorsi. Delle sue dichiarazioni davanti al pm luca Tescaroli si legge sul Messaggero:

«Faceva tutto Lande. Stabiliva gli interessi, dove investire e i rendimenti». Parla per sei ore Roberto Torreggiani, uno dei procacciatori di clienti del Madoff dei Parioli. Davanti al pm Luca Tescaroli, con l’avvocato Riccardo Olivo, cerca di ricostruire i passaggi della sua storia professionale, finita a Regina Coeli. Da quando con Lande era al San Paolo Imi e muovevano i primi passi.

E ancora…

Poi la Elb, la Società di intermediazione svizzera, quindi il passaggio alla Eim: «Io ci credevo, ho investito i miei soldi e quelli dei miei parenti». E anche sul conto Carispaq, quello che secondo Lande «era sotto il controllo di Torreggiani», davanti al pm l’indagato smentisce: «Io avevo l’operatività su un solo conto, nel senso che i clienti mi davano gli assegni e io li versavo. Ma Lande lo controllava in tempo reale».

Castellacci invece ha raccontato che qualcuno a Lande aveva dato anche 30 milioni. “All’inizio ci andavano tutti, tutti lo volevano conoscere …”

«La mia ricchezza era proprio la mia clientela. Io conoscendo tanta gente su Roma, frequentando i circoli». Tescaroli gli domanda: «Non sapeva che si vendevano cose strane?». E Castellacci risponde: «Soltanto nel 2010 abbiamo capito». E racconta: «Mi occupavo delle pubbliche relazioni, mi occupavo di eventi sono socio al club dell’Acqua Santa da quarant’anni perciò abbiamo fatto al castello della principessa Borghese una festa anche per spiegare i prodotti e una sponsorizzazione di un torneo di golf pagata con delle coppe pagate dalla Eim». (…)

«Mi sono informato e vedevo che tutto andava bene perché i clienti che volevano disinvestivano. Siete i nostri benefattori, dicevano i clienti. Adesso quelli che hanno preso la fregatura non lo dicono più, ma conosco tanti che sono stati contenti» Poi affronta il capitolo dello scudo, un’altra truffa per il pm, perché i soldi non c’erano già più: «Se dentro i prodotti della Eim non c’era niente vuol dire che Lande… se ha fatto lo scudo per metà dei clienti come dice lui, ha fatto lo scudo buttando i soldi dalla finestra, perché se dentro la Eim non c’era niente ha pagato un 5%. Certi ce l’hanno chiesto: com’è che non arriva mai l’F24?».

Ma c’erano anche i clienti di Lande: «Qualcuno gli ha dato anche 30 milioni. Uno stava a Forlì. Un altro era Romagnoli che ha sposato quella del caffè Palombini». E aggiunge: «Dicevano: ha un carisma questo tipo. All’inizio ci andavano tutti, tutti lo volevano conoscere. Tutte persone dell’Acqua Santa, del golf, tutta la famiglia De Cecco. E poi noi, io 700 mila, mio fratello quasi un milione e mia cognata ottocento». Una storia finita male: «Lo odio talmente tanto. Si è montato la testa. Prendeva l’aereo privato per andare a Bordeaux all’Egp. Poi era il tipo che, se partiva per Londra, si faceva accompagnare dalla macchina sotto la scaletta. Cose folli per uno che, ai tempi del San Paolo di Torino quando io avevo già la Porsche, aveva la 127 scassata».

Foto | Il Messaggero

Presunta truffa EGP Italia: Gianfranco Lande e altri 3 rimangono in carcere é stato pubblicato su crimeblog alle 11:49 di venerdì 15 aprile 2011.



UK: James John Robertson condannato per uno stupro commesso nel 1988

James John RobertsonEcco un altro esempio di giustizia fatta a decenni di distanza dal reato commesso. Era il 1988 quando James John Robertson, ora 58enne, stuprò una ragazza di 20 anni, dopo che quest’utlima aveva accettato un passaggio in macchina da lui.

Il caso è rimasto irrisolto per oltre 20 anni, fino a quando una squadra di detective ha deciso di riprenderlo in mano, insieme ad altri cold case.

Grazie alle nuove tecniche scientifiche, i campioni di Dna estrapolati dalla vittima sono stati inseriti nel database e confrontati con quelli già presenti.

Il caso ha voluto che James John Robertson, residente a Rishton, nella contea inglese del Lancashire, negli ultimi anni era stato condannato per lesioni personali gravi e il suo Dna era stato inserito nel database.

La ricerca degli inquirenti, quindi, ha dato esito positivo e Robertson è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale.

Ieri, dopo tredici giorni di processo, è arrivata la condanna: il giudice Adele Williams ha stabilito il carcere a vita, con l’obbligo di scontare almeno 7 anni e mezzo prima di poter avanzare richiesta per la libertà vigilata.

Così il giudice ha accompagnato la lettura della sentenza:

Lei ha tendenze perverse e non ha mostrato alcun rimorso. Resterà in carcere fino a quando non sarà più considerato un pericolo per le donne.

Via | YourCanterbury

UK: James John Robertson condannato per uno stupro commesso nel 1988 é stato pubblicato su crimeblog alle 12:27 di venerdì 15 aprile 2011.



Case di Manzano, omicidio: Gianfranco Turolo uccide la moglie e si costituisce


Ha ucciso la moglie a colpi di pistola, poi è andato dai carabinieri e ha confessato il delitto. È accaduto stamattina a Case di Manzano (Udine). Gianfranco Turolo, di 73 anni, ha sparato tre colpi di pistola contro Giuliana Drusin, 67 anni.

I proiettili hanno raggiunto la donna al torace, al ventre e alla spalla. L’omicidio sarebbe maturato al culmine di una lite, marito e moglie erano soli nella loro abitazione. Rimangono tutte da chiarire le ragioni dell’uxoricidio. Turolo sta rispondendo alle domande degli inquirenti nella locale Caserma dei carabinieri.

Via | Il Gazzettino

Case di Manzano, omicidio: Gianfranco Turolo uccide la moglie e si costituisce é stato pubblicato su crimeblog alle 12:53 di venerdì 15 aprile 2011.



Serial killer a New York: sale a 10 la conta delle vittime, spunta l’ombra di tre diversi serial killer

LongIslandSerialKiller

Vi abbiamo parlato ieri dei dubbi degli investigatori sulla mano dietro gli omicidi avvenuti nell’area di Long Island, tra la Gilgo e la Oak Beach.

E’ ormai confermato che le vittime finora scoperte sono 10, forse uccise da tre persone diverse e successivamente abbandonate in quell’area.

Da una parte, quindi, c’è l’ipotesi di tre diversi serial killer, dall’altra quello di un unico assassino che, nel corso del tempo, avrebbe cambiato il proprio modus operandi.

Gli inquirenti, per quanto riguarda quest’ultima ipotesi, hanno già stilato un profilo: si tratterebbe di un uomo bianco, di età compresa tra i 25 e i 40 anni, intelligente e scaltro, forse un ex poliziotto o comunque qualcuno che in passato ha frequentato gli ambienti investigativi.

Un’altra pista percorsa in queste ore ha portato gli investigatori fino al serial killer Joel Rifkin, che sta scontando una condanna a ben 203 anni di carcere per l’omicidio di nove donne, uccise tra il 1989 e il 1993.

I cadaveri di tre delle sue vittime non sono mai stati ritrovati e in passato Rifkin aveva ammesso di aver gettato alcuni resti nell’area di Long Island. Non è escluso, quindi, che almeno uno dei teschi rinvenuti nei mesi scorsi possa appartenere ad una delle vittime di Rifkin.

La analisi sono ancora in corso, così come le ricerche nell’intera area, come vi abbiamo confermato ieri.

Maggiori dettagli saranno resi noti nel corso delle prossime ore.

Via | International Business Times e CBS News

Serial killer a New York: sale a 10 la conta delle vittime, spunta l’ombra di tre diversi serial killer é stato pubblicato su crimeblog alle 13:05 di venerdì 15 aprile 2011.



Mazzarrà Sant’Andrea, omicidio Ignazio Artino: Le indagini

Dietro l’omicidio di Ignazio Artino, ucciso tre giorni fa a Mazzarrà S. Andrea (Messina), spunta l’ombra del pentimento del boss Carmelo Bisognano. Un’esecuzione che vuole essere anche un messaggio rivolto a chi pensasse di intraprendere la strada della collaborazione con i magistrati. È la pista che stanno seguendo con sempre maggiore convinzione gli inquirenti. Spiega Tempo Stretto:

L’uccisione del vivaista è un segnale forte non solo verso il boss pentito ma anche verso altri che eventualmente volessero intraprendere quella strada. Fra questi, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe esserci stato lo stesso Artino. L’uomo da anni era vicino a Bisognano e dunque a conoscenza di tanti segreti delle “famiglie” locali. Negli anni ha seguito da vicino le vicende dei “Mazzarroti” fino all’arresto nell’operazione Mare Nostrum, fino all’assoluzione in appello ed ora era in attesa del verdetto della Cassazione.

Bisognano con le sue rivelazioni nei mesi scorsi ha fatto trovare i resti di quattro vittime della lupara bianca.

Ma i problemi per gli affiliati non sono finiti. Bisognano continua a parlare e sono ben 33 i casi di lupara bianca dei quali dovrà rendere conto. Intanto i sostituti della Dda, Vito Di Giorgio ed Angelo Cavallo hanno conferito l’incarico per l’autopsia al medico legale Francesca Trio. L’esame fissato per venerdì all’obitorio comunale di Barcellona.

Via | Tempo Stretto

Mazzarrà Sant’Andrea, omicidio Ignazio Artino: Le indagini é stato pubblicato su crimeblog alle 13:22 di venerdì 15 aprile 2011.



Reggio Calabria, intimidazioni ai magistrati. Lo Giudice: "Se parlo, in carcere poliziotti e magistrati"


Intercettazioni-bomba di Luciano Lo Giudice , raggiunto ieri, insieme ad altre 3 persone, da un’ordinanza di custodia cautelare per gli attentati intimidatori contro il procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, e contro il procuratore Giuseppe Pignatone.

Il 22 giugno 2010 Lo Giudice incontra i suoi familiari nel carcere di Tolmezzo. “Sono sette mesi che sono dentro. Se vogliono me lo dicano che gli avvocati me li tolgo e poi li raggiungo a modo mio, così esco io e ne entrano 100, 99 delle Questura e anche qualche magistrato pure”.

Quando il fratello Antonino, neo collaboratore di giustizia, era ancora libero – sarà arrestato a ottobre dell’anno scorso – viene intercettata una conversazione tra i due: “incomincia a fare bordello, altrimenti comincio io, da qua. Fai che tremino in qualche maniera, che vogliono, che mi porti al punto che me la canto?”

Il colloquio è nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Catanzaro Assunta Maiore per gli attentati intimidatori. “Il convincimento – scrive il gip – di essere destinatari di una ‘manovra giudiziaria’ volta a colpire soggetti ritenuti vicini ad un certo gruppo di magistrati piuttosto che ad un altro, oltre che l’opportunità di far ricadere sulle altre famiglie di ‘ndrangheta la responsabilita’, avrebbero mosso attentati ed intimidazioni. La frustrazione di vere e proprie ‘aspettative di interessamento’, quantomeno in termini di miglioramento della posizione cautelare, da appartenenti ad organi di polizia e all’ordine giudiziario (che avevano intrattenuto in passato rapporti con Luciano Lo Giudice o con altre persone vicine alla sua famiglia, tra cui Antonino Spanò) sarebbe quindi la causa della reazione dei Lo Giudice”.

In merito alle dichiarazioni del boss pentito dell’omonima cosca, Antonino Lo Giudice, il gip osserva che l’attendibilità sulla genesi, sulla causale e sulla scelta degli obiettivi è tutta da valutare. “Mancano, infatti specifiche indicazioni circa la natura di pregresse ‘vicinanze’ con precisi soggetti istituzionali e, in particolare, magistrati; i motivi per cui i rapporti con almeno due magistrati inducevano i fratelli Lo Giudice a pretendere una riconoscenza così forte da richiedere un intervento in relazione alla vicenda che li aveva ‘inaspettatamente colpiti’. Il tema necessita di essere approfondito quanto alle modalità con cui il presunto rapporto si sarebbe svolto negli anni precedenti l’arresto di Lo Giudice, all’indicazione di tutti i soggetti con cui Lo Giudice si rapportava e all’indicazione di elementi concreti da verificare su occasioni di incontro, contatti telefonici”.

Sempre quel 22 maggio 2010, prima di dire che se parlasse lui finirebbe in carcere pure qualche magistrato, Lo Giudice esprime la volontà di incontrare il procuratore nazionale aggiunto antimafia, Alberto Cisterna.

Cisterna – secondo l’ordinanza eseguita ieri – era indicato da Lo Giudice come “l’avvocato di Roma” mentre il sostituto procuratore generale di Reggio Vincenzo Mollace viene indicato come zio Ciccio. “Luciano – scrive il gip – riferisce a Florinda (la moglie, ndr) di mettersi in contatto con l’Avvocato di Roma per un incontro con lui che va al modello 13, comunica che come arriva a Reggio e di chiamare l’Avvocato di Roma e di dirgli: ‘… ha detto Luciano che appena mette piede a Reggio va in matricola e si segna che vuole parlare con voi, perche’ vuole collaborare con voì. Lei dice che lo farà”.

Lo Giudice invierà un telegramma e una lettera a Cisterna chiedendo un colloquio. Il magistrato informerà poi il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, suggerendo di inviare un magistrato della Dna da Lo Giudice per verificare la sue reali intenzioni.

In ogni caso “Antonino e Luciano Lo Giudice nel loro tentativo di contattare due personalità istituzionali con l’obiettivo di salvaguardare i loro interessi criminali, hanno sempre trovato porte chiuse” ha sottolineato il procuratore capo di Catanzaro, Vincenzo Lombardo, titolare delle indagini.

Il dottor Mollace commentando l’inchiesta ha affermato: ”Cado dalle nuvole perchè mai nessuno mi ha parlato della vicenda. Delle due l’una, o è una millanteria di qualcuno o è una menzogna costruita di sana pianta. Non ho mai avuto nè direttamente, ne’ indirettamente contatti con Lo Giudice o con chiunque altro. Apprendo di questa cosa adesso e non so veramente di cosa si tratti”.

Il procuratore nazionale aggiunto antimafia, Alberto Cisterna ha detto: “Ringrazio il procuratore Vincenzo Lombardo, perchè so che in sede di conferenza stampa è stato chiarissimo nel riferire che ogni tentativo da parte del detenuto Luciano Lo Giudice di contattare due magistrati, uno dei quali sono io, ha trovato “porte chiuse”. Il procuratore Lombardo, non poteva dire che le missive trasmesse al mio ufficio, con le quali il detenuto proclamava la sua assoluta innocenza, dal reato di usura non aggravata dalla mafia, che lo vedeva detenuto, hanno dato luogo a regolari procedure di protocollo e sono state trasmesse come di competenza al Procuratore nazionale.”

“Con l’aggiunta che io ho personalmente e immediatamente richiesto che un magistrato della Dna, fosse delegato ad effettuare un colloquio investigativo con il Lo Giudice, per verificare se intendesse collaborare con la giustizia. Tutto il materiale è stato messo a disposizione del procuratore di Reggio, dott.Pignatone, parecchi mesi or sono”.

Via | Reggio TV

Reggio Calabria, intimidazioni ai magistrati. Lo Giudice: “Se parlo, in carcere poliziotti e magistrati” é stato pubblicato su crimeblog alle 10:45 di sabato 16 aprile 2011.



Omicidio Yara Gambirasio: si cerca un elettricista polacco che lasciò il cantiere di Mapello il giorno dopo la scomparsa della 13enne

YaraGambirasio_CantiereMapello

Nuova indiscrezione relativa alle indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio, trovata morta il 26 febbraio scorso in un campo di Chignolo d’Isola.

Gli inquirenti, è emerso nella trasmissione tv Quarto Grado, starebbero cercando di rintracciare un elettricista polacco di 37 anni che, nei giorni precedenti alla scomparsa di Yara, lavorava nel cantiere di Mapello, più volte ispezionato dagli inquirenti.

Dell’uomo, P.R., non si hanno più notizie dal 27 novembre scorso. Il giorno dopo la scomparsa di Yara, l’elettricista ha lasciato l’albergo di Mozzo in cui dormiva insieme ad altri colleghi e se n’è andato senza lasciare alcuna informazione ai colleghi e agli amici.

Il polacco, si legge su L’Eco di Bergamo, risulta ricercato, ma non indagato:

potrebbe avere informazioni utili sulla vicenda di Yara e dovrebbe anche spiegare il motivo della fretta con cui ha lasciato la Bergamasca. P. R. utilizzava un furgone – che potrebbe essere quello bianco più volte emerso dalle indagini sul caso di Yara – e frequentava lo stanzino interrato pieno di cavi elettrici dove i cani molecolari hanno fiutato con insistenza l’odore di Yara.

Via | L’Eco di Bergamo

Omicidio Yara Gambirasio: si cerca un elettricista polacco che lasciò il cantiere di Mapello il giorno dopo la scomparsa della 13enne é stato pubblicato su crimeblog alle 11:21 di sabato 16 aprile 2011.



Elisa Claps, incidente probatorio: Danilo Restivo diserterà la videoconferenza dal carcere di Winchester

DaniloRestivo

Contrariamente a quanto emerso nei giorni scorsi, Danilo Restivo non prenderà parte alle quattro udienze finali dell’incidente probatorio relativo all’omicidio di Elisa Claps.

Il Gip di Salerno Attilio Franco Orio, ne abbiamo parlato martedì, aveva stabilito che Restivo, detenuto nel carcere inglese di Winchester per l’omicidio della sarta Heather Barnett, avrebbe partecipato alle udienze in collegamento audiovisivo a distanza.

Questo, però, non accadrà. Restivo, in queste ultime ore, ha sottoscritto l’atto di rinuncia a comparire in videoconferenza alle quattro udienze in programma il 18, 20, 26 e 27 aprile.

La rinuncia è già stata trasmessa alla cancelleria dell’ufficio del gip di Salerno, ma non è ancora detta l’ultima parola. Lo conferma Il Quotidiano Della Calabria:

La rinuncia di Restivo potrebbe non far venir meno l’attivazione della videoconferenza internazionale: nel caso in cui, infatti, fossero ravvisati vizi formali nell’atto di rinuncia, il gip potrebbe comunque richiedere la presenza dell’indagato nell’aula di collegamento a distanza tra Salerno e il carcere britannico, perchè Restivo espliciti in apertura di udienza la sua decisione di rinunciare ad assistere.

Nel corso delle quattro udienze dell’incidente probatorio verranno ascoltati sette periti, inclusi il colonnello Giampietro Lago e il maggiore Andrea Berti dei Ris, gli stessi che hanno individuato il Dna di Danilo Restivo sulla maglia che Elisa Claps indossava al momento della scomparsa e del delitto.

Elisa Claps, incidente probatorio: Danilo Restivo diserterà la videoconferenza dal carcere di Winchester é stato pubblicato su crimeblog alle 13:07 di sabato 16 aprile 2011.



Omicidio Yara Gambirasio: smentita l’indiscrezione sull’elettricista polacco. Già sentito ed escluso dalla lista dei sospetti.

cantiereMapello_Yara

L’ultima indiscrezione relativa al caso di Yara Gambirisio, quella che voleva un elettricista polacco ricercato dalle autorità italiane perché volatilizzatosi il 27 novembre scorso, il giorno dopo la scomparsa della 13enne, è stata smentita.

L’elettricista, conferma oggi L’Eco Di Bergamo, era già stato rintracciato e controllato dagli inquirenti nei giorni successivi alla scomparsa di Yara.

Il suo telefono cellulare, la sera del 26 novembre, non era agganciato a nessuna delle celle dell’area di Brembate di Sopra e dintorni e per questo era stato escluso dalla lista dei sospetti.

Via | BergamoNews

Omicidio Yara Gambirasio: smentita l’indiscrezione sull’elettricista polacco. Già sentito ed escluso dalla lista dei sospetti. é stato pubblicato su crimeblog alle 12:05 di domenica 17 aprile 2011.



Twitter Delicious Facebook Digg Stumbleupon Favorites More
counter